Il termine antropologia deriva dal greco ànthropos, ovvero "uomo"e lògos, ovvero "discorso", "studio"; l'antropologia è quindi lo studio del genere umano dal punto di vista culturale: essa studia infatti le idee e i comportamenti che sono caratteristici degli esseri umani che vivono in società tra loro lontane e diverse. L'antropologia non ha però come unico scopo quella di studiare le differenze tra le popolazioni, infatti è anche un sapere comparativo, utilizzato quindi per confrontare le somiglianze.
Le prime tracce di antropologia risalgono al V secolo a.C., lo storico greco Erodoto, infatti, durante i suoi viaggi, documentò le differenti tipologie di vita delle popolazioni del Nord Africa e dell'Asia.
In questi documenti, in realtà, l'antropologia non è mai citata; infatti, l'effettivo periodo di sviluppo di questa scienza, risale al Quattrocento e al Cinquecento, periodi dell'Umanesimo e del Rinascimento.
Gli intellettuali umanisti e rinascimentali, cambiarono infatti il loro modo di vedere l'essere umano: iniziarono così a vedere quest'ultimo come un soggetto in grado di decidere del proprio destino, di esplorare la natura e di studiarne le leggi. L'uomo viene perciò visto come una creatura in grado di migliorarsi. A favorire ulteriormente lo sviluppo dell'antropologia, furono anche le varie scoperte geografiche del periodo (1492, scoperta dell'America): tali scoperte permisero infatti di relazionarsi a popoli dei quali, fino a quel momento, non si conosceva l'esistenza. Tutto questo fece quindi sorgere delle domande nelle menti delle persone, in particolare di teologi, giuristi e filosofi; essi si chiedevano infatti moltissime cose su diversi aspetti della vita degli "altri", per esempio riguardo la loro fede o la loro anima, fino ad arrivare addirittura a chiedersi se fossero o meno degli esseri umani.
L'antropologia prenderà però effettivamente forma soltanto nell'illuminismo, un movimento intellettuale composito basato sull'idea dell'unità del genere umano: tutti gli esseri umani hanno le stesse potenzialità mentali. Per quanto riguarda invece il periodo del colonialismo, gli antropologi vengono distinti dai colonizzatori per la loro volontà di stabilire rapporti di reciproca comprensione con i popoli differenti.
Ad oggi l'antropologo studia ogni tipo di popolazione e si reca personalmente nei luoghi da lui presi in considerazione: tale fatto non è così scontato, infatti, è soltanto dai primi anni del Novecento che gli antropologi stabiliscono un contatto diretto con le popolazioni da essi studiate.
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