Il ruolo del maestro medievale è di grande rilevanza: egli non portava una sua personale visione del mondo, bensì faceva parte di una tradizione di cui egli si poneva come portavoce e che offriva ai suoi alunni.
Tommaso d'Acquino sintetizza con la formula " Trasmettere agli altri quel che si è assimilato e contemplato" il ruolo del maestro.
Gli aspetti fondamentali che occorrevano al maestro per rendere utile il proprio insegnamento erano:
- la propensione a prendere in considerazione le varie opinioni contenute nei florilegi (scritti);
- la disponibilità a disputare coi colleghi ( socii);
- il fitto dialogo costituito da diverse opinioni;
Il maestro aveva a che fare con studenti spesso indisciplinati e per tale motivo doveva essere in grado di dosare dolcezza e severità. Era inoltre in uso anche nel medioevo l'utilizzo della punizione corporale che però, successivamente all'avvento della cultura monastica, era enormemente diminuito poiché sconsigliato e impedito. Il maestro doveva invece impegnarsi a seguire le inclinazioni dell'alunno correggendolo e sostenendolo. Un esempio del ruolo del maestro viene dato da Pietro Abelardo nel prologo della sua opera "Sic et non": il maestro invita gli studenti a trovare la verità mediante l'uso della ragione; egli è infatti visto come colui che avvia gli alunni alla ricerca della verità.
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